Supponiamo per semplicità di considerare un sistema
lineare con un solo ingresso ed una sola uscitae supponiamo che il sistema
si trovi in condizioni di regime
sinusoidale .
Come sappiamo dal precedente paragrafo, ciò significa che il segnale di
ingresso deve essere una sinusoide ed inoltre che devono essersi esauriti
tutti i transitori eventualmente presenti nella risposta del sistema.
In tali ipotesi, data la linearità del sistema, sappiamo che anche
l'uscitau(t) deve essere una
sinusoide con la stessa frequenza del segnale di ingresso. Dal punto di
vista matematico, la precedente osservazione può essere interpretata
affermando che, se il termine noto dell'equazione differenziale lineare è
una sinusoide, anche la funzione incognita deve essere una sinusoide
isofrequenziale con la precedente. Queste considerazioni ci consentono, nel
caso in esame, di restringere notevolmente il campo di ricerca delle
possibili soluzioni delle equazioni differenziali.
Per fissare le idee, consideriamo nuovamente il
circuito RC serie trattato in precedenza e supponiamo che
vc sia la variabile di
uscita. In questo caso l'equazione differenziale ingresso-uscita coincide
con l'equazione di stato del sistema:
Sia R = 1 kW
e C = 1
mF.
Supponiamo quindi che vin(t)
sia un segnale sinusoidale con ampiezza
2 V e pulsazione
w
= 500 rad/s. Con tali dati, l'equazione diventa
Se supponiamo di studiare il sistema dopo l'estinzione
dei transitori (regime sinusoidale permanente), l'uscita
vc è data da
vc(t) = Ac sen(500.t
+
jc)
Come si vede, la tensione
vc è ancora un segnale
sinusoidale con la stessa pulsazione (w=500
rad/s) della sinusoide di ingresso vin(t).
Solo l'ampiezza Ac e
la fase
jc
non sono note. La determinazione di questi due valori consentirebbe appunto
di trovare una soluzione dell'equazione differenziale (con quel particolare
ingresso sinusoidale). Sostituiamo ora l'espressione trovata per
vc(t) nell'equazione
differenziale. Abbiamo pertanto:
Per risolvere la precedente equazioni bisogna svolgere
calcoli che implicano, come già osservato nel paragrafo precedente,
operazioni di moltiplicazione per costante, di derivata e di somma. Tali
operazioni, dal momento che siamo in condizioni di regime sinusoidale
permanente, si applicano tutte a sinusoidi con la stessa pulsazione
w
= 500 rad/s. La figura seguente mette in evidenza le tre operazioni su
sinusoidi nell'equazione differenziale del circuito RC.
Possiamo affermare che, se fossimo in grado di
calcolare le operazioni fra sinusoidi isofrequenziali presenti nella nostra
equazione differenziale, allora saremmo anche in grado di risolvere
l'equazione differenziale in regime sinusoidale permanente. Di tali tre
operazioni, la moltiplicazione per costante è molto facile (basta
moltiplicare per la costante l'ampiezza della sinusoide, lasciandone
invariata la fase); anche la derivata di una sinusoide può essere calcolata
in modo abbastanza semplice, come si è visto nel paragrafo precedente.
L'operazione più complicata da svolgere è senz'altro la somma di sinusoidi:
a tale scopo è possibile utilizzare opportune formule trigonometriche (dette
formule di addizione).
Esiste tuttavia un metodo molto più semplice ed immediato per risolvere una equazione differenziale in regime sinusoidale permanente. L'idea che sta alla base di tale metodo consiste nel trasformare le operazioni fra sinusoidi in corrispondenti operazioni fra numeri complessi. Poiché, come vedremo, le operazioni fra i numeri complessi sono più facili da calcolare delle operazioni fra sinusoidi, il procedimento consente di semplificare notevolmente il calcolo della soluzione dell'equazione differenziale.
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