ELEMANIA
BJT - Amplificatore di tensione 5
Amplificatore a emettitore comune: un circuito "pratico"

I circuiti di amplificazione presentati fin qui hanno più che altro un interesse didattico, ma a causa delle numerose limitazioni di funzionamento, non sono quasi mai utilizzati in pratica. Uno schema di amplificazione concretamente usato è il seguente:

Di seguito ne analizzeremo il funzionamento nel dettaglio, cominciando con lo studio del circuito di polarizzazione.

Studio della polarizzazione

Per studiare la polarizzazione dobbiamo tener conto solo degli effetti del generatore in continua (Vcc = 18V). Il generatore di segnale Vin non agisce sulla polarizzazione. I condensatori C1, C2 e Ce sono tutti equivalenti a tasti aperti (in continua).

Analizziamo dapprima l'effetto delle due resistenze R1 e R2. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare a prima vista, tali due resistori non sono collegati in serie, a causa della presenza del terminale di base del BJT che crea un nodo di corrente.

Tuttavia se la corrente di base è trascurabile (molto piccola rispetto alla corrente che attraversa R1 e R2, si possono effettuare i calcoli come se R1 e R2 fossero effettivamente in serie. In tale ipotesi semplificativa, la corrente che le attraversa è data da:

Possiamo quindi calcolarci la tensione ai capi della resistenza R1:

Ipotizzando una caduta di tensione vBE di circa 0,6V fra base ed emettitore del BJT, possiamo subito ricavarci la tensione ai capi della resistenza RE:

vE = v1 - vBE = 1,6 - 0,6 = 1 V

In base alla legge di Ohm possiamo dunque calcolarci il valore della corrente in RE:

La corrente iE è in generale data da:

iE = iC + iB

Tuttavia dato che di solito iB è molto minore di iC , possiamo trascurare la corrente di base e scrivere:

iC ≈ iE

Dunque iC ≈ 4,5 mA, da cui possiamo ricavare la tensione su RC:

vC = RC * iC = 1780 * 4,5m = 8 V

Infine la tensione vCE del BJT è data da:

vCE = vcc - vC - vE = 18 - 8 - 1 = 9 V

Da cui abbiamo la conferma che il BJT sta effettivamente lavorando in zona attiva.

Osserviamo che i valori di vCE e di iC (cioè il punto di riposo del transistor in uscita) non dipendono dal β del BJT: questo fatto è molto importante perché rende la polarizzazione stabile e indipendente dalle fluttuazioni dei parametri del transistor.

 

Verifica a posteriori delle ipotesi sulla corrente di base

Supponendo che il β del transistor valga 100, possiamo a questo punto ricavarci la corrente di base:

iB = iC/β = 4,5m/100 = 45 μA

Possiamo notare che:

Studio dell'amplificazione

Per studiare l'amplificazione dobbiamo calcolare gli effetti dovuti alla tensione variabile Vin. Rispetto a tale tensione i condensatori presenti nel circuito equivalgono tutti ad altrettanti cortocircuiti.

La tensione Vin agisce sulla base del BJT facendo variare la corrente iB. Dal momento che la resistenza RE risulta cortocircuitata (ai piccoli segnali) dal condensatore di bypass CE, la corrente iB dipende solo da hie, resistenza equivalente interna del BJT:

Non ci si faccia spaventare troppo dalla notazione: ΔiB rappresenta semplicemente la variazione della corrente iB dovuta al solo effetto del generatore variabile Vin.

A questo punto non è difficile calcolare:

Δic = β * ΔiB

Per calcolare la tensione di uscita amplificata Vout bisogna moltiplicare tale variazione di corrente per il parallelo fra le due resistenze RC e RL (contrariamente a quanto potrebbe sembrare a prima vista, nei confronti del segnale variabile RC e RLsi comportano come se fossero collegate in parallelo.

Pertanto abbiamo:

Vout = Δic * (RC//RL) = β * ΔiB* (RC//RL)

da cui infine:

Come si può osservare il guadagno dipende fortemente dai valori dei parametri del BJT (β e hie).

Supponendo per hie un valore di 1 kΩ abbiamo infine:

In realtà, tenendo conto del fatto che l'amplificatore è di tipo invertente, sarebbe più corretto scrivere:

G = -64

Amplificazione indipendente dai parametri del circuito

Con una lieve modifica circuitale e a prezzo di una perdita di guadagno, si può realizzare un amplificatore ad emettitore comune la cui amplificazione risulta praticamente indipendente dai parametri del BJT. Il circuito è mostrato in figura:

Osserviamo che la resistenza RE è stata divisa nelle due resistenze R1E e R2E. Dal punto di vista della polarizzazione non cambia nulla poiché in continua CE non interviene e la somma di R1E e R2E è uguale a RE.

Per quanto riguarda il segnale variabile Vin invece R2E risulta cortocircuitata da CE (e dunque non ha nessun effetto) mentre R1E interviene nel calcolo dell'amplificazione.

Si potrebbe dimostrare che, in tale situazione, il guadagno del circuito è dato da:

Il simbolo di circa uguale sta a indicare che la formula è un'approssimazione. Come si può notare in essa non intervengono infatti i parametri del BJT, anche se ciò non è del tutto vero (questa è la ragione dell'approssimazione). Si tratta tuttavia di una buna approssimazione che, nella maggior parte dei casi, consente di progettare amplificatori con guadagno fissato a priori e indipendente largamente dai parametri del BJT.

Con i valori del nostro circuito abbiamo:

Come preannunciato all'inizio, la stabilizzazione del guadagno è stata ottenuta a prezzo di una sua riduzione (da 64, senza resistenza di stabilizzazione, a 10,7). Questo risultato, come vedremo, è vero in generale: per ottenere un amplificazione indipendente dai parametri variabili del circuito bisogna rinunciare a una parte di guadagno.

 

 

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