ELEMANIA
Operazionale - Non invertente
Amplificatore non invertente con retroazione negativa

Dopo aver lungamente discusso, nel capitolo precedente, di un generico amplificatore rappresentato mediante un semplice blocco e retroazionato negativamente, è arrivato il momento di vedere come tale circuito può essere realizzato con un semplice operazionale.

Consideriamo il seguente circuito, denominato amplificatore non invertente realizzato con operazionale in retroazione negativa:

Osserviamo subito che per semplicità non sono state indicate le tensioni di alimentazione.

In questo schema la retroazione negativa è realizzata per mezzo della resistenza R2 che collega l'uscita dell'operazionale al suo ingresso invertente:

Tensione di uscita e tensione di ingresso del circuito

Per analizzare il funzionamento del circuito, consideriamo per prima cosa la tensione di uscita Vu misurata fra il terminale di uscita dell'operazionale e la massa. Siccome tutte le masse del circuito sono in comune (cioè sono collegate fra loro), la tensione Vu è anche la tensione che cade ai capi delle due resistenze R1 e R2.

Analizziamo ora la tensione di ingresso Vin: questa è la tensione di ingresso di tutto il circuito, ma non coincide con la tensione di ingresso dell'operazionale. L'operazionale infatti amplifica la differenza fra le tensioni applicate ai suoi due terminali di ingresso + e -, cioè amplifica la tensione differenziale di ingresso Vd, la quale costituisce appunto il vero ingresso dell'operazionale:

Analisi del circuito

In base alle precedenti considerazioni, possiamo ora finalmente studiare il comportamento del nostro circuito, così rappresentato:

Consideriamo per prima cosa la rete formata dalle due resistenze R1 e R2. Contrariamente a quanto potrebbe forse sembrare a prima vista, R1 e R2 non sono collegate in serie, a causa della presenza del nodo con l'ingresso invertente dell'operazionale:

Tuttavia noi sappiamo che la resistenza di ingresso dell'operazionale assume sempre valori molto elevati e pertanto la corrente che entra nei terminali di ingresso è sempre estremamente bassa. Pertanto il nodo indicato in figura in realtà preleva pochissima corrente (quasi zero) dalle due resistenze R1 e R2. Dunque è possibile, per tale ragione, considerare ai fini pratici R1 e R2 come se fossero collegate in serie (anche se a rigori non lo sono).

Questa considerazione ci permette di calcolare la tensione ai capi di R1 applicando la formula del partitore di tensione resistivo:

Abbiamo dunque:

Scriviamo adesso la relazione che lega la tensione di uscita dell'operazionale Vu alla tensione differenziale di ingresso Vd:

Vu = Aol x Vd

dove Aol è come sappiamo il guadagno ad anello aperto dell'operazionale, che assume sempre valori molto elevati. Ma, in base al circuito, abbiamo anche:

Vd = Vin - V1

e dunque possiamo scrivere

Vu = Aol x (Vin - V1)

 

Se adesso confrontiamo le relazioni trovate adesso, con quelle scritte nel paragrafo precedente a proposito di un generico amplificatore retroazionato negativamente, notiamo subito che, a parte i diversi nomi delle variabili e dei parametri, si tratta in realtà delle stesse equazioni:

Vu = A x (Vin - Vr) ↔ Vu = Aol x (Vin - V1)

Per comprendere la corrispondenza fra le due ultime equazioni bisogna notare che:

In poche parole il circuito con operazionale realizza un amplificatore retroazionato negativamente, come mostrato nel seguente schema a blocchi (identico a quello studiato nel precedente capitolo, a parte il cambiamento di alcuni nomi):

Queste osservazioni ci consentono di scrivere subito la relazione che lega la tensione di uscita Vu alla tensione di ingresso Vin (si badi bene: Vin è la tensione di ingresso di tutto il circuito, che non coincide, come si è visto, con la tensione di ingresso del solo operazionale che è Vd), senza la necessità di dover rifare daccapo tutti i calcoli:

 

Calcolo dell'amplificazione ad anello chiuso

Vediamo ora un esempio pratico. Supponiamo che il nostro operazionale abbia un guadagno ad anello aperto Aol = 105 e che si abbia R1= 1 kΩ e R2= 3 kΩ . Abbiamo dunque:

Osserviamo che l'amplificazione del circuito è circa 4. Ciò non dovrebbe stupire, dal momento chel come abbiamo visto nel precedente capitolo, se quando Aol → ∞ si ha che Acl → 1/β, cioè nel nostro caso:

Con i numeri del nostro esempio abbiamo infatti:

 

Conclusioni

La formula trovata:

che viene anche scritta come:

rappresenta l'equazione finale per il calcolo dell'amplificazione per l'amplificatore non invertente realizzato con l'operazionale.

Si noti che in tale formula l'amplificazione dipende solo dal rapporto fra la resistenza di retroazione R2 e R1. L'amplificazione invece non dipende affatto dall'amplificazione ad anello aperto dell'operazionale Aol , purché quest'ultima sia sufficientemente elevata da poter essere considerata come infinita (cosa che in pratica accade sempre, con qualasiasi amplificatore operazionale).

Tale risultato, che deriva direttamente dal funzionamento della retroazione negativa applicata a un amplificatore, è particolarmente notevole nel caso dell'operazionale. Infatti la retroazione riesce a realizzare due importanti obbiettivi:

 

 

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